Saluti di altri compagni del (nuovo)PCI

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16 marzo 2019
Saluto di Saluto Chiara De Marchis all’iniziativa del P.CARC di Brescia in occasione dell’8 Marzo


Carissimi compagni e compagne, vi scrivo con molto piacere e ne approfitto per abbracciare tutti voi, augurandovi vivamente che la vostra iniziativa sia ricca e vivace di riflessioni e dibattito su un tema e su un ambito di lavoro che è molto caro, a me come a voi, sia in quanto donne sia in quanto comuniste.

Oggi come non mai si parla della condizione della donna, ma nonostante tutto “questo gran parlare” questa condizione può solo peggiorare finché sono la borghesia e il clero ad avere in mano le redini della società. La borghesia ha sempre bisogno di prostitute per i suoi festini, allo stesso modo in cui la chiesa ha sempre bisogno di “angeli del focolare” e morte ammazzate per celebrare le sue messe e fare le sue prediche.

Nella nostra società, la borghesia e il clero lavorano nella stessa direzione e usano tutti gli strumenti che hanno come classe dominante per intervenire sin da quando siamo piccole, nella nostra educazione, nella formazione della nostra concezione, mentalità e personalità: il ruolo che via via occupiamo nella famiglia d’origine (“le donnine di casa”) e che sviluppiamo in quella che ci costruiamo (con la cura dei figli, la gestione della casa, la cura degli anziani) serve a dissuaderci dall’occuparci di altro al di fuori della famiglia, cioè ad occuparci della società. E spesso anche quando ci rendiamo conto della nostra condizione e ci ribelliamo ad essa, i sensi di colpa, le insicurezze, le paure, nella maggior parte dei casi si generano per ciò che “togliamo”in termini di tempo e dedizione alla famiglia, ai figli, alla casa al marito. ai genitori.

L’altra grande operazione che la classe dominante promuove contro le donne delle masse popolari è l’intossicazione della coscienza: ci impone un nemico sbagliato (l’uomo) e distorce il concetto di emancipazione femminile: certo oggi non sei più costretta a sposarsi né ad avere figli, puoi lavorare e fare carriera, puoi guidare, puoi viaggiare, puoi avere una o più relazioni d’amore e sessuali, puoi essere una escort, puoi diventare ministro, puoi essere “il potere”.

Ma la questione è che nella società capitalista, dove la borghesia e il clero comandano, le donne sono libere solo di portare le proprie catene! Che sono doppie, così come doppia è l’oppressione che vivono! È questa la nostra condizione oggettiva ed è sulla base di questo che noi dobbiamo stabilire chi sono i nostri nemici e chi sono i nostri alleati.


Oggi il movimento di resistenza delle donne sta crescendo: il movimento Non Una di Meno è il principale ambito che oggi raccoglie e mobilita molte donne delle masse popolari e le donne sono protagoniste di primo piano nelle più importanti battaglie che nel nostro paese testimoniano la vivacità e le potenzialità della lotta di classe in corso.

La difesa di alcuni diritti che le donne delle masse popolari hanno strappato alla borghesia su spinta del movimento comunista, sono di grande attualità e sono un campo di attivazione: il diritto all’aborto e le mobilitazioni contro il Decreto Pillon, la lotta contro l’obiezione di coscienza negli ospedali pubblici (che è anche lotta contro l’egemonia del Vaticano sulla sanità e sulla donna), la difesa dei centri antiviolenza contro il tentativo di usare leggi e decreti per sgomberarli e toglierli di mezzo, sono battaglie importanti e sono anche le nostre, in quanto donne e in quanto comuniste. Solo i comunisti possono spezzare l’egemonia che in questo ambito la concezione borghese esercita ancora, mostrando chiaramente che la strada dell’emancipazione della donna si spiana nella partecipazione della donna alla lotta di classe per la costruzione del socialismo.

Questo è ciò che ci ha insegnato la storia del movimento comunista internazionale, la via che ci ha mostrato la Rivoluzione d’Ottobre e l’Internazionale Comunista di cui quest’anno ricorre il centenario!

Questo è ciò che ci hanno insegnato la Zetkin, la Krupskaia e la Kollontaj fino a Teresa Noce “brutta, povera e comunista” che è diventata una delle massime esponenti del vecchio PCI. Oggi per noi quelle donne sono grandi esempi a cui ci ispiriamo nell’assumere un ruolo positivo e d’avanguardia nella lotta di classe e nella costruzione del socialismo ma non dobbiamo commettere l’errore di pensare che la loro emancipazione sia stata “indolore” e che queste grandi dirigenti non siano frutto di una spietata lotta anche con se stesse, della guerra con la loro parte vecchia, legata alla tradizione e alla conquista di un nuovo ruolo sociale nella costruzione di una società nuova. Per molti versi, è una guerra all’influenza della borghesia e del clero nella guerra che conduciamo contro la borghesia e il clero. Una guerra nella guerra. Una guerra che io ho imparato a combattere nel P.CARC, che è stato per me non solo il partito in cui ho militato, ma una vera e propria palestra politica in cui mi sono formata come donna, in cui sono riuscita a dare un senso alle mie aspirazioni di trasformare la società e in cui ho iniziato il mio percorso da comunista, perché mi ha legato strettamente alla lotta di classe e alla costruzione del socialismo nel nostro paese. È per questo che oggi sono qui e che la mia scelta “radicale” è per me un passo avanti.

A voi compagne e compagni, auguro di portare avanti altre iniziative di questo tipo e che queste siano un ambito di raccolta di tante nuove leve di donne nella Carovana del nuovo PCI, che sempre più donne si uniscano alla causa del socialismo, dando il loro speciale contributo.

Il nemico di classe non ha pietà nell’attaccarci. Noi non ne dobbiamo avere, dobbiamo combattere più forte. Se è il doppio delle catene che dobbiamo rompere, noi le romperemo. E vinceremo, perché siamo alla scuola del nuovo PCI e questo è l’ambito in cui ci alleniamo per combattere e per vincere. E’ qui che ci vediamo per quello che siamo, ma anche per quello che diventeremo e possiamo diventare. E’ qui che vediamo il mondo per come è e per come lo vogliamo trasformare. Faremo dell’Italia un nuovo paese socialista!

Vi saluto a pugno chiuso!

La vostra compagna, Chiara